Intrattenere: lo stai facendo nel modo giusto?
Ce lo insegna TikTok: far divertire gli utenti e intrattenerli è la quintessenza della comunicazione e il primo vero step del sacro Graal dei marketer: UGC, alias User Generated Content, ossia il contenuto – utilizzato a nostro beneficio, generato dagli utenti.
Ecco perché per il 2022 si prevede una ulteriore crescita per questo Social, che ha già registrato numeri eclatanti nello scorso biennio.
E di pari passo va anche tutto l’universo dell’influencer marketing, che su questo social (ma non solo) trova terreno fertile: non serve ingaggiare grandissimi nomi, bastano anche micro-influencer di nicchia e più accessibili, con una fan base anche piccola, ma estremamente fidelizzata, per ottenere risultati interessanti.
Una SEO sempre più intelligente
Google è in continua evoluzione e il miglioramento del suo algoritmo non conosce giorni di riposo. Ora il motore di ricerca sta lavorando per migliorare ancora di più la comprensione dell’intento di ricerca dell’utente.
Dunque, cosa significa questo per i marketer?
In parole semplici, da anni ormai la direzione dei grandi nomi della Silicon Valley è quella di garantire l’esperienza più efficace e soddisfacente possibile agli utenti del web. Interpretare il loro intento di ricerca, effettuare contestualizzazioni e fare paragoni fra ricerche dello stesso utente è alla base dell’ultimo “modo di pensare” messo a punto da Google. I marketer hanno dunque questo compito: pensare alla SEO e all’ottimizzazione dei contenuti non tanto come una serie di micro-attività, trucchetti e scorciatoie, bensì come un insieme di tecniche sinceramente rivolte alla soddisfazione dell’utente, per offrire un’esperienza di navigazione e fruizione delle informazioni che sia efficace, utile, sempre positiva.
No al Push
Viene considerato “push” tutto ciò che interrompe la fruizione del contenuto da parte dell’utente, come dei banner pubblicitari che coprono il testo di un articolo. Come abbiamo detto, vince sempre la user experience, che non potrà certo essere soddisfacente se una pubblicità non richiesta copre ciò che voglio visualizzare.
E allora, non si possono più sponsorizzare contenuti online?
Certo che sì! Il segreto è farlo in modo empatico, non interruttivo, e davvero personalizzato, lasciando all’utente la scelta di interagire o meno con quella sponsorizzata. Ne è un esempio il Native Advertising, la forma meno interruttiva che c’è di promozione di contenuto (se vuoi saperne di più, clicca qui).
Ma ora veniamo alla domanda che tutti si pongono: cos’è il Metaverso?
Decisamente un trend, almeno come topic, quello del Metaverso, che ancora si porta dietro un po’ di scetticismo, ma che di certo suscita grande curiosità. L’idea di un universo virtuale e in qualche modo parallelo che abbatte i confini geografici (e anche le restrizioni a cui ci siamo dovuti adeguare) è perlomeno affascinante, non è vero?
A ben pensarci, anche questa però è un’azione che mira dritta all’obiettivo più alto del digitale: fornire una user experience soddisfacente (e in questo caso anche totalmente immersiva). Non è un caso se le big companies si sono già mosse in questo senso, approcciando il Metaverso con dei virtual shop dedicati. Recentemente anche H&M, colosso della moda svedese, ha intuito la potenzialità di questo nuovo modo di proporsi ai consumatori, aprendo il suo primo negozio virtuale proprio nel Metaverso. Gli abiti? Tutti virtuali, ça va sans dire, perché il negozio, compresi manichini, vetrine e registratore di cassa esiste solo su Ceek City, una vera e propria comunità tridimensionale che necessita di un abbonamento per accedervi.