La pubblicità nativa o native advertising è una forma di promozione a pagamento in cui gli annunci si adattano al layout, all’aspetto e alla funzione del formato media in cui compaiono.
A differenza dei banner o dell’adv di tipo display, gli “oggetti” di una campagna native, più che nella veste di annunci, appaiono come contenuti editoriali veri e propri che, quindi, non interrompono l’interazione dell’utente con la pagina e raggiungono, pertanto, l’obiettivo in maniera più diretta e precisa.
Il fine ultimo del native advertising è quello di rendere l’annuncio pubblicitario meno intrusivo per l’utente e aggirare, così, la cosiddetta banner blindness – la “cecità da banner” – che porta chi frequenta un sito a ignorare in maniera più o meno consapevole tutto ciò che percepisce come un’inserzione pubblicitaria.
Per molti versi, la pubblicità nativa può essere considerata come una variante “onesta” della pubblicità redazionale. Entrambi condividono il fatto di essere messaggi promozionali annidati tra contenuti editoriali, con la differenza che, nel caso del native adv, la natura pubblicitaria è evidente.
Il native advertising si può esprimere in differenti formati. Vediamo quali sono i principali.
I cinque formati di Native Advertising
1. In- Feed
È il formato più popolare. Consiste in inserzioni a pagamento che appaiono in pagina accanto ad altri articoli, post o contenuti editoriali in genere. Per uniformarsi al resto della pagina, le inserzioni In-Feed hanno un aspetto diverso da sito a sito.
2. In- Ad
Questo tipo di pubblicità nativa ha l’aspetto di un qualsiasi altro annuncio pubblicitario vero e proprio, con la differenza che il suo contenuto è coerente con il sito nel quale appare e con gli altri elementi informativi dai quali è circondato.
3. Annunci sponsorizzati
La pubblicità nativa viene sfruttata anche dai motori di ricerca. La regola è sempre la stessa: all’interno delle SERP (Search Engine Results Pages) compaiono posizionamenti pubblicitari a pagamento che assomigliano, in tutto e per tutto, ai risultati di ricerca organici.
4. Recommendation widget
Un altro punto della pagina in cui è frequente trovare annunci nativi è quello che ospita i recommendation widget, cioè quelle porzioni di spazio che, tipicamente, compaiono in fondo alla pagina e che sono occupate da link pubblicitari contenenti consigli su contenuti simili o correlati.
5. Liste sponsorizzate
Si tratta della variante nativa pensata ad hoc per l’e-commerce. Consiste, infatti, in liste di prodotti integrate nell’esperienza di navigazione del sito. Spesso, questa tipologia di inserzione si lega a un programma di affiliazione tra il venditore e il sito che ospita gli annunci.
Dal native advertising alle campagne geolocalizzate
Sullo sfondo di quanto scritto finora, è bene precisare che, affinché una campagna di native advertising sia efficace, occorre che soddisfi alcuni requisiti.
In cima all’elenco c’è, ovviamente, la scelta del formato più consono all’obiettivo che si intende perseguire. E poi è necessario curare lo stile comunicativo e il tono di voce (ToV) del contenuto, affinché quest’ultimo sia quanto più possibile coerente con il contesto nel quale viene inserito.
Se, però, credi che il native advertising, da solo, non sia sufficiente a completare la tua strategia di marketing digitale “a elevato tasso di precisione”, puoi fare ricorso a un’altra modalità di promozione dei tuoi prodotti e dei tuoi servizi.
Anche in questo caso, al centro di tutto c’è il contesto, che in questo caso non sarà editoriale ma geografico. In base alla conoscenza di quest’ultimo, riuscirai a sapere dove si trova il tuo potenziale cliente e, quindi, offrirgli una proposizione di acquisto personalizzata.
Stiamo parlando del marketing geolocalizzato, basato cioè sulla posizione nello spazio del tuo potenziale acquirente in un determinato momento.
Non sottovalutare l’importanza di questo filone in costante crescita. Le statistiche indicano che, oggi, una ricerca su tre è legata proprio alla posizione geografica del soggetto. Di conseguenza, se vuoi accrescere la fidelizzazione nei confronti del tuo marchio e le moli di conversione, le strategie basate sulla geolocalizzazione sono imprescindibili.
Grazie al GPS e all’infinità di applicazioni che ne sfruttano le potenzialità, potrai costruire campagne segmentate e con un raggio di azione funzionale ai tuoi obiettivi, potendo contare su una precisione che può arrivare fino al singolo CAP, alla singola strada o, addirittura, al singolo edificio.
Come funziona una campagna geolocalizzata su Google e sui Social Media
1. Google Ads Location Targeting
Con Google Ads è possibile targettizzare (o escludere) gli utenti che si trovano in determinati Paesi, regioni o “gruppi di località”, che comprendono sedi di aziende, dati demografici differenziati o luoghi di interesse.
Per indirizzare i potenziali acquirenti in base alla località, fai clic su “Campagne” all’interno della tua dashboard di Google Ads, accedi alla campagna specifica che desideri modificare e seleziona “Impostazioni”. Qui potrai inserire un Paese, una regione o una città specifica da targettizzare.
2. Facebook Location Targeting
Anche su Facebook Ads è possibile raggiungere gli individui in base al Paese, alla regione o alla città, con un plus non indifferente. Meta può, infatti, monitorare le prestazioni delle inserzioni e, se nota un rendimento migliore in determinate regioni, riallocare il budget per assicurarsi che ne vengano pubblicate di più in quelle località.
Per utilizzare la funzione di targeting per località di Facebook, apri Ads Manager e trova “Audience” all’interno di “Ad Set”. In alternativa, puoi selezionare “Sfoglia” per aprire un menu a tendina con i Paesi e le località specifiche.
3. Instagram Locations & Geotag
Instagram consente di geolocalizzare i post e le Stories tramite tag (geotag, hashtag o stickers), in modo che il contenuto possa comparire agli utenti che cercano quel determinato luogo. I post taggati con una località vedono un coinvolgimento maggiore del 79%, una percentuale tutt’altro che indifferente.
Per utilizzare la funzione di targeting per località, dovrai accedere all’Ad Manager e scegliete i Paesi, le province o le città in cui vuoi che venga visualizzato il tuo annuncio.
4. Twitter Geotargeting
Il geotargeting di Twitter tiene traccia della posizione recente di un utente, compreso il suo indirizzo IP e il segnale GPS e Wi-Fi del cellulare.
Per sfruttare questa funzione, è sufficiente andare su “Targeting” durante la configurazione della campagna, scorrere il menu a tendina fino a “Seleziona località, lingua, tecnologia” e quindi fare clic su “Tutti -> Località”. Una volta entrati in questa sezione, è possibile selezionare le regioni specifiche a cui ci si desidera rivolgere.
5. LinkedIn Geotargeting
Per chi fa pubblicità su LinkedIn, il targeting geografico è un campo obbligatorio.
La piattaforma identifica la posizione geografica permanente o a lungo termine indicata dall’utente, o quella ricavata dall’indirizzo IP per le visite a breve termine, ma, a fini pubblicitari, è possibile targettizzare solo le prime.
Per targettizzare le inserzioni in base alla posizione, è, quindi, sufficiente scegliere “Posizione recente o permanente” o “Posizione permanente”.
Vuoi saperne di più su come fare una campagna geolocalizzata?